Paura e Pugilato 

Le profonde esigenze agonistiche del pugile presuppongono una personalità sportivamente aggressiva , non caratterizzata da atteggiamenti di avversione , ma contraddistinta da un notevole coraggio ,funzionale al controllo della paura e dell’istinto di conservazione .Inoltre secondo Freud, la possibilità di affrontare una situazione di rischio vitale, tramite il controllo della paura , corrisponderebbe al bisogno di dominare l’universale paura di annientamento profondamente radicata nell’inconscio.

Nello sport pugilistico il combattimento rischioso diventerebbe un mezzo per poter esorcizzare, tramite ,il controllo, la ancestrale paura della morte , che costituisce il substrato profondo della paura reale insita nell’incontro agonistico.

Il naturale sentimento della paura , vissuto entro i confini del controllo personale, può rappresentare una energia potenzialmente positiva, quando tale energia è impiegata a protezione da un pericolo reale e a difesa dell’istinto auto conservativo .

é importante che il pugile non abbia remore nel riconoscere e sperimentare il normale fenomeno della paura per l’imminente combattimento, in quanto il confronto con questo sentimento di timore del pericolo permette di scaricare,interamente nell’incontro, il potenziale di energia tesa ad uno sforzo auto conservativo-difensivo, capace di soddisfare l’innata tendenza a padroneggiare la vita .

La paura quindi . può incidere positivamente sul rendimento della gara , quando è agita nell’ambito della consapevolezza e del controllo ,predisponendo l’atleta a condizioni psicofisiche favorevoli a risolvere la gara !

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