Il motor imagery è definito come uno stato dinamico durante il quale un soggetto simula mentalmente un’azione (Decety, 1996), si verifica una riattivazione della memoria cinestesica permettendo di “rivivere” l’esperienza motoria. Neuroanatomicamente eseguire fisicamente o immaginare un’azione implica sovrapposizione delle aree cerebrali coinvolte, con una più limitata attivazione nella pratica immaginativa.
La conseguenza pratica è che l’esperienza motoria deve essere “significativa” intendendo con questo che il “senso”, o meglio l’obiettivo, che l’azione persegue deve essere esposto chiaramente.
Operando in tal modo si direziona l’attenzione sugli aspetti salienti dell’azione e si coinvolgono processi cognitivi che portano ad una memorizzazione più stabile della stessa. Purtroppo spesso gli allenatori disattendono questa buona pratica.
Il primo errore commesso è di impartire esercitazioni senza chiarirne lo scopo: si propongono esercizi tecnici correttivi non accompagnati dall’esplicitazione delle conseguenze attese.
Non avere chiaro il significato e l’obiettivo dell’azione, da parte del soggetto che apprende, implica che egli non possa porre la dovuta attenzione ai dettagli significativi dell’esercizio rendendolo poco incisivo. In secondo luogo impedisce un’elaborazione cognitiva dell’azione motoria rendendone difficile il consolidamento in memoria.
L’assunto alla base di questo modo di operare è che scomponendo un movimento complesso in una serie di movimenti più semplici, una volta apprese queste azioni base basterà ricomporle per ottenere il movimento completo.
quando un atleta immagina se stesso mentre esegue un’azione compie un lavoro qualitativo sul consolidamento delle variabili esecutive tipiche di quell’azione. La proposta didattica sarebbe quindi di fare vedere il modello di riferimento ed immediatamente dopo fare eseguire l’esercizio fornendo i feedback correttivi “on-line” in modo da sfruttare l’attivazione del MNS per favorire
l’associazione tra modello e percezione