Come agisce l’allenamento e in particolare sul pugile

 

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Come agisce l’allenamento e in particolare sul  pugile :

Sono allenate le capacità condizionali (rapidità, forza,resistenza, mobilità articolare) e le abilità coordinative (equilibrio, capacità di differenziazione, orientamento, anticipazione, capacità di adattamento, di reazione e senso del ritmo).

Il Prof. Carlo Vittori definisce l’allenamento sportivo come “un processo pedagogico-educativo complesso che si concretizza con l’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità ed intensità tali da produrre carichi progressivamente crescenti che stimolino i processi fisiologici di super compensazione e migliorino le capacità fisiche, psichiche, tecniche, tattiche dell’atleta al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara”.

I fattori sui quali è possibile intervenire sono molteplici, possiamo parlare di:

– allenamento delle capacità fisiche;

– allenamento delle capacità tecniche;

– allenamento delle capacità tattiche;

– allenamento delle capacità psichiche.

L’allenamento è un processo che produce un cambiamento fisico, motorio,cognitivo e affettivo (Martin, 1977).

Il carico (stimolo allenante) porta a una variazione dell’equilibrio biochimico dell’organismo (variazione dell’omeostasi, cioè la condizione di ricerca di stabilità interna degli organismi che deve mantenersi anche al variare delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolatoti.

È cioè il mantenimento della costanza di composizione chimica ottimale del sangue,della situazione di normalità del ritmo respiratorio, cardiaco e degli organi del corpo).

Per essere meglio preparato a futuri carichi dello stesso tipo, il corpo reagiscecon un adattamento, dal quale risulta un migliore stato funzionale.

Un esempio è la supercompensazione.

La legge della supercompensazione, o legge dello “stress”, fu enunciata dal fisiologo canadese Selye.

Quindi, la compensazione mira a riportare l’organismo all’equilibrio nomeostatico, mentre la supercompensazione porta l’organismo ad un livello maggiore rispetto all’equilibrio precedente.

I carichi ovviamente dovranno risultare quantitativamente e qualitativamente equilibrati, tali da scatenare quei processi biologici di adattamento che nel tempo instaurano delle risposte sempre più alte allo stimolo dato. Particolare attenzione va posta ai giusti periodi di recupero tra le varie sedute d’allenamento, è, infatti, in questa fase che l’organismo ricostituisce le riserve energetiche e le possibilità funzionali “compromesse” dall’allenamento.

Concedendo un tempo di riposo adeguato, l’organismo svilupperà un potenziale di lavoro maggiore.

Con un riposo per un tempo troppo lungo si avrebbe un adattamento negativo che vanificherebbe il lavoro svolto fino a quel momento.

Figura 2

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Figura 2: Carico di allenamento e adattamento biologico.

Per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione è necessario che lo stimolo alienante si ponga entro certe soglie, infatti: – stimoli blandi e continui creano un iniziale, leggero adattamento in persone non allenate. Sono inefficaci e peggiorano la condizione generale di forma in atleti allenati

Supercompensazione

stimoli di media intensità e continui permettono un momentaneo mantenimento del livello di efficienza raggiunto che nel tempo tenderà leggermente a decrescere. Se lo stimolo non subisce, infatti, opportuni incrementi di intensità e volume, vengono a crearsi delle vere e proprie

“barriere” oltre le quali non è possibile andare;

– stimoli adeguati nell’intensità e volume con un’ottimale programmazione

del numero di allenamenti e recuperi, comportano la migliore situazione di adattamento-risposta ai carichi;

– stimoli troppo elevati ed errati periodi di recupero (troppo ravvicinati)

peggiorano rapidamente la condizione d’allenamento. In questo caso si può andare incontro allo stato patologico di sovrallenamento, oltre a possibili traumi sugli organi e apparati eccessivamente sollecitati.

Stimoli troppo ravvicinati ed intensi possono indurre uno stato patologico vero e proprio che si riconosce da varie sintomatologie. L’atleta cala vistosamente nelle prestazioni abituali e si stanca facilmente, presentando una serie di cambiamenti biologici e psicologici a vari livelli. Questo stato può durare poche settimane o anche alcuni mesi. Il sovrallenamento è dato non solo da un’errata metodologia d’allenamento, ma può essere determinato anche dalla monotonia degli esercizi, da una cattiva alimentazione, da fattori climatici,oppure da scarso riposo notturno, da un regime di vita non conforme alle norme sportive, dall’uso di sostanze mediche pericolose, problemi di carattere personale .

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L’ allenamento ottimale, Libro di Jürgen Weineck.

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