L’importanza della forza esplosiva nel pugilato
Lo sviluppo della Fmax è una tappa non fine a se stessa nell’ambito della programmazione di un lavoro rivolto al potenziamento delle qualità neuromuscolari, ma rappresenta un investimento di risorse biologiche su cui porre le basi di un più ampio rendimento della capacità di FE.
Tornando a quella che è la prestazione pugilistica, bisogna ricordare che, in linea teorica, ogni azione (colpi, combinazione di colpi, spostamenti, ecc.) che il pugile compie sul ring e, quindi, anche in allenamento di fronte allo sparring o al sacco, deve essere eseguito proprio manifestando le doti esplosive di cui si dispone.
Un colpo esplosivo (e, quindi, rapido) che manifesta tutta la sua potenza nell’impatto, non solo ha più possibilità di giungere a bersaglio (aumentando il punteggio a favore del pugile che colpisce), ma mette il pugile nella condizione di rientrare in brevissimo tempo nella posizione di guardia.
Inoltre, se anche il colpo esplosivo così portato dovesse giungere sulla guardia avversaria
potrebbe avere, comunque, sul nostro avversario effetti negativi:
– dal punto di vista fisico, perché i colpi accusati, anche se non sul volto, provocano dolore e possono causare traumi dal punto di vista psicologico, perché l’avversario percepisce l’efficacia delle nostre azionid’attacco (il messaggio tra le righe è che non può distrarsi: i nostri colpi sono tutti potenzialmente da ko), contribuendo ad aumentarne l’ansia e, quindi, l’attivazione.
Caratteristiche della FE
La FE si concretizza nella capacità del muscolo di sviluppare altissimi gradienti di forza in
pochissimo tempo. Questa capacità dipende, innanzitutto, dal tipo di movimento, dalle condizioni in cui si trova il muscolo prima di eseguire il movimento (condizioni di riposo, prestiramento,statiche), dalle strutture morfologiche dei muscoli interessati al movimento, dal grado di allenamento del soggetto, dalle caratteristiche neurone, dalle condizioni ormonali.
Ad influenzare lo sviluppo della forza in forma esplosiva, sembra che siano i seguenti fattori:
1. frequenza degli stimoli nervosi che dal cervello arrivano ai muscoli
2. numero delle fibre muscolari a cui vengono inviati i “messaggi”
3. influenza dei biofeedback, delle cellule di Renshaw, dei propriocettori o fusi muscolari, dei corpuscoli tendine del Golgi (GTO), dei recettori articolari
4. tipo di fibre muscolari: veloci (FT), lente (ST), intermedie (FTR)
5. dimensione e tensione prodotta da ciascuna fibra muscolare, che dipendono rispettivamente
dalla massa e dal peso molecolare della struttura proteica che costituisce la fibra
6. condizioni fisiologiche in cui si trova la fibra muscolare prima che venga sviluppata la FE
7. stato di allenamento in cui si trova la fibra muscolare: questo interessa sia il comportamento neuromuscolare che quello metabolico della fibra stessa
8. livello della concentrazione di testosterone circolante
La FE determina la velocità dei movimenti. La massima espressione di FE coincide sempre con
la massima potenza muscolare. Il massimo della potenza muscolare si esprime con carichi compresi
tra il 40% ed il 55% della massima forza isometrica e la velocità di accorciamento è circa il 35%-
45% della velocità massima (Vmax ).
bibliografia